Il golf sa come difendersi

In un sabato di pioggia battente e ghiacciata, col golf giocato che resta un desiderio e nulla più, mi ritrovo barricata a casa sotto al piumone a riflettere sul golf moderno dei circuiti professionistici. Quel gioco dove la bomberaggine dal tee pare essere una conditio sine qua non e dove di conseguenza si fa sempre più pressante il dibattito sulle distanze coperte dalle palline ultramoderne.

Troppa lunghezza dal tee, bisogna allungare i percorsi, o, più semplicemente, modificare la struttura delle palle, affinché i colpi volino per meno yards: questo in sostanza il messaggio che arriva dai piani alti del golf mondiale, Nicklaus in testa, con Tigerone a dargli man forte. E, in piena crisi isterica da panico totale, già si pensa a una pallina solo per gli amateur, che aiuti i nostri drive sbilenchi e scentrati a rotolare quei 4 metri in più, e a una pallina solo per i pro, che se la viaggi un po’ meno rispetto ai chilometri abituali.

Epperò, allo stesso tempo, in giorni di ansia da lunghezze come questi, non posso non pensare a certi par 3 o a certi par 4 corti ma rognosi, che pare abbiano trovato nella loro natura il vaccino contro la bomberaggine dei campioni.

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La mitologica 12 di Augusta (155 yards); la Postage Stamp del Royal Troon, ovvero la 8, quel par 3 bastardo da poco più di 120 yards; la 17 del TPC Stadium Course di Sawgrass (per intenderci quelle 137 yards sull’acqua con tutti i coccodrilli intorno); la 7 a Pebble beach, con le sue 106 yards a tuffarsi nell’Oceano. E ancora, sconfinando nel campo dei par 4 piccini, che dire della 10 del Riviera Country Club dove lungo le sue 300 yards si svalvolano doppi bogey come se piovesse? O della 17 del Tpc di Scottsdale dove l’acqua a sinistra e il green nemico in pendenza sono lì a sussurrarti “non ci provare neanche”?

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La verità è che queste buchelle ci insegnano che anche oggi, pur in tempi di swing violenti e di tecnologia imperante, il golf sa come difendersi. E lo sa fare senza tante smenate inutili e lagne sterili. E allora tutti dovremmo guardare con occhio diverso all’intelligenza nascosta tra le pieghe di certe buche solo apparentemente banali per riuscire finalmente a comprendere, una volta per tutte, che raga, no, la lunghezza, da sola, non basta mai.

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