Il golf? Un esercizio di speranza

La vita post Covid è ricca di nuovi inizi: la prima tinta dal parrucchiere, il primo brunch domenicale al bistrot, la prima sera fasciata in un abito femminile.

Ora: stando ai dati pubblicati dalla National Golf Foundation, questa vita del Dopo è piena anche di golf. Secondo la NGF, l’88% dei club intervistati ha dichiarato di aver registrato a maggio un numero consistente di round giocati; di questo 88%, il 50% sosteneva che i giri disputati fossero addirittura più di quelli del maggio 2019. E ancora: Google Alert suggerisce che nel mese scorso le ricerche relative alla parola “golf” abbiano raggiunto (e superato) un picco mai registrato in 4 anni. Insomma, là fuori, nel mondo, nella vita del Dopo c’è gran voglia di golf: facile a capirsi, direte voi, visto che il golf garantisce il giusto distanziamento, è a rischio 0, permette di giocare all’aria aperta e bla bla bla… ma personalmente credo ci sia anche qualcosa di più.

In un mondo del Dopo in cui c’è un assoluto bisogno di speranza, il golf è una delle pochissime attività nella quale realizzare i propri sogni dipende solo ed esclusivamente da noi. Non ci sono avversari da battere, procuratori da assecondare, task force da ascoltare, banche da supplicare: ci sono solo le nostre capacità di saper brillare.

Per noi golfisti della domenica, per noi per i quali un colpo dritto è più raro di un saldo da Manolo Blahnik, tirare un colpo in green è un atto di fede, ma vederlo atterrare in asta è una speranza che si concretizza davanti ai nostri occhi. È un messaggio nella bottiglia raccolto su una spiaggia lontana da qualcuno. È un palloncino rosso liberato che termina il suo volo nelle mani di un bambino. È quel “tutto è possibile” che si avvera anche quando tutto sembra perduto. 

Il golf è questo: il maestro zen che ti insegna che la miglior cura per un sogno che non si è avverato è coltivare la speranza. E là fuori, evidentemente (ce lo suggeriscono i dati della NGF), c’è un sacco di gente che preferisce continuare a sperare, anche se rischia di perdere, che smettere di sperare del tutto.

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