Italian Open: sguardi puntati al meteo

“Occhio al meteo” è la parola d’ordine che rimbalza dalle conferenze stampa pre-torneo dei campioni impegnati in questo 74simo Italian Open. Se infatti continuassero queste temperature tardo primaverili, nonostante l’evidente escursione termica esistente tra il giorno e la notte, il campo si potrebbe asciugare parecchio rendendo la vita più complicata ai giocatori.

“Soprattutto nei tanti dog leg”, sentenzia Matteo Manassero, che continua: “Qui al Golf Club Milano conta essere sempre in posizione e, se ci riesce, ovviamente, diventa decisivo a quel punto il putt”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Renato Paratore, il quale aggiunge alla lista un’altra difficoltà da affrontare: “I green sono piccoli da centrare. E questo non fa che aumentare l’importanza della precisione dal tee”.

Eppure il campo non pare troppo cambiato dalla scorsa edizione, nonostante le trombe d’aria che quest’estate hanno abbattuto diversi alberi centenari e i due diversi tee della 2 e della 9 che di fatto hanno allungato le due buche: “Se restano queste condizioni meteo – spiega Francesco Molinari, campione uscente- si può comunque pensare di centrare il green del par 5 della 9 in due colpi, come già nel 2015 e 2016. Magari alla mattina presto con la maggiore umidità, sarà più complesso, ma il pomeriggio, con il campo più asciutto, arrivare in due in green diventa un’opzione assolutamente praticabile”.

Difficile comunque azzardare una qualsivoglia previsione: Jon Rahm, addirittura, non si sente neppure in grado di pronosticare quante volte estrarrà il driver dalla sacca: “Non so quante volte lo tirerò, davvero. Una volta, durante il Colonial di quest’anno, mi hanno posto la stessa domanda. Io dissi che avrei tirato il driver 6 volte a giro; finii invece per sceglierlo 12 volte. Per cui, non lo so, davvero: secondo me lo tirerò ogni volta che potrò”.

In questo scenario, con il campo che predilige i grandi colpitori dal tee, esistono però dei fuoriclasse che, come sentenzia Francesco Molinari, “sanno adattarsi benissimo e senza alcuna difficoltà a ogni tipologia di percorso”. Parliamo ovviamente di Sergio Garcia, Jon Rahm, Alex Noren e di Tommy Fleetwood, fresco papà. Eppure, se si chiede a Rahm qual è il suo giocatore preferito, lui risponde “Rory McIlroy. È impressionante vederlo giocare: emana così tanta potenza in qualsiasi colpo. Ed è per questo motivo che mi pare così strano essere davanti a lui nel World Ranking. Però facciamo che di questa cosa ne riparliamo tra un paio di anni: se sarò ancora in questa stessa posizione di classifica, forse mi sentirò diverso a riguardo”.

E dunque, anche se, come tutti sapete, Rory non è al Golf Milano, il suo fantasma, quello che si aggira per le vie del quadrilatero a fare shopping e poi a cena alla Langosteria, è comunque presentissimo. Soprattutto tra nella mente del pubblico presente che ne sente la mancanza, tanto che anche il gestore del ristorante del circolo si lascia scappare un malinconico “E però, diamine, poteva venire a giocare!”.

Le cose sono andate diversamente, ma il torneo che è scattato stamattina sarà un grandissimo spettacolo anche senza il ricciolone nordirlandese.

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