Japan Skins: c’è un Tiger carico a molla

Tiger Woods torna in campo a un mese e poco più dall’operazione al ginocchio alla quale si è sottoposto per risolvere un problema alla cartilagine mentre tutti gli altri erano impegnati nella finalissima della FedEx di Atlanta, e lo fa a Chiba, in Giappone, per un super match di esibizione che lo vedrà impegnato lunedì 21 ottobre nel The Challenge Japan Skins accanto a Rory McIlroy, Jason Day ed Hideki Matsuyama.

The Challenge -Japan Skins

In che mood è? “Ho tutte le intenzioni di vincere questo Challenge! E penso che sarà assai divertente per me, Rory, Hideki e Jason giocarcelo fino alla fine. Per quanto riguarda il mio stato di forma, sono tornato da poco ad allenarmi a pieno regime ed è stato eccitante sentire di nuovo le sensazioni dello swing nel mio corpo e poter trascorrere del tempo ad allenarmi”.

Come è cambiato il suo modo di allenarsi “Beh, la mia pratica è lontana anni luce da quella di un tempo: fisicamente non potrei più reggere certi regimi. Ma il mio allenamento si è evoluto: ho di fatto selezionato diverse parti del mio gioco su cui investire il mio tempo. Non posso lavorare su tutto, il che invece un tempo era una cosa che davo per garantita: all’epoca, se qualcosa non funzionava, ci lavoravo su e la cosa successiva su cui mi fermavo a riflettere era che avevo passato 10-12 ore a sistemarla. Quei tempi sono andati ma sono ancora in grado di lavorare su molti aspetti del mio golf, soprattutto dal punto di vista mentale: in particolare, sono molto attento a stilare un ottimo piano di gioco”.

Tiger Woods

Quanto giocherà ancora? “Innanzi tutto fintanto che il mio corpo lo permetterà. E so di essere fortunato ad avere avuto gli ultimi due anni di golf che ho avuto: immaginarmi oggi con due vittorie, beh, non era ipotizzabile prima dell’operazione alla schiena. Dunque sono felice di essere qui, perché la competizione mi è mancata da morire e mi sono mancati i ragazzi. Ma per me un aspetto assai interessante è che sul Tour ho trovato una nuova generazione di campioni che non avevo mai incrociato prima, come Spieth, Reed, Thomas o Dechambeau. Oggi loro sanno che sono tornato e mi diverte da matti avere nuovi stimoli”.

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