John Daly, la nicotina è la mia proteina

Dicono che più te ne freghi, più sarai felice.

Ora, se c’è stato un campione di golf che ha sempre dato l’impressione di fregarsene altamente è stato John Daly. Che poi sia stato felice, in tutta onestà questo non lo so: “Mah, il mio scopo era quello di godermi la vita, non di fare una tonnellata di soldi. E in fondo ci sono riuscito, dai”.

Eccolo lì, John, sul putting green di Crans, mentre estrae dalla sacca un sacchetto della spesa coi guanti di fine pelle bianca e quel suo putter vintage che grida vendetta in tempi di mallet dal MOI universale: il  bicchierone di Coca Cola con ghiaccio sempre nei pressi della buca, il pacchetto di Marlboro nella tasca sinistra dei bermuda multicolor e la sigaretta fissa tra le dita della mano destra. Tre tiri ed è già finita.

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In campo, lo osservi per qualche minuto da vicino ed è immediata la sensazione che John Daly la vita l’abbia vissuta così come fuma: a grandi boccate.

“Non ho rimpianti –racconta Long John – ma ho un sacco di ricordi con cui convivo. Il golf mi ha regalato un’esistenza bellissima, anche se l’ho un po’ incasinata. Ma personalmente mi piace pensare solo alle cose belle. Mi sono divertito, questo sì, e, semmai la mia sfortuna è stata che il mio corpo era in grado di sopportare molte distrazioni”.

Due pacchetti di sigarette al giorno, John non pare stressato dalla sua non perfetta forma fisica: “Cosa vuoi che ti dica, la nicotina è la mia proteina. Però qui a Crans fumerò meno, perché con tutti questi saliscendi in campo mi tocca anche respirare ogni tanto. E poi faccio addominali. Lo vedi? Quando mi piego per prendere della cioccolata”.

E la Coca Cola? “In campo ne bevo sempre due: una sulle prime nove e una sulle seconde. Credi che si possa definire una dipendenza?”

Non lo so, dimmelo tu. E con l’alcool, come sei messo? “Mah, ormai bevo più per un fatto social, per stare con gli amici e fare due chiacchiere. Per rilassarmi”.

E in effetti, un paio di settimane fa, a Praga, dove giocava il Czech Masters, dicono che si sia… “rilassato” parecchio nei bar della città, ma tant’è, Long John è così, esattamente come i suoi pantaloni: un meraviglioso caleidoscopio di assurdità. E proprio per questo non ci si può stancare di amarlo.

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La musica è una tua grande passione (Daly si esibirà con la chitarra venerdì sera a Crans NdR): se dovessi descrivere il tuo golf con uno stile musicale, quale sarebbe? “Oh mio Dio! Qualsiasi stile, direi! Ma soprattutto molto hard rock! Siccome però dal mio gioco non so mai cosa aspettarmi, può essere che un giorno sia Mozart e poche ore dopo sia una stecca totale. Ma il golf è così: un gioco tosto, che ti dà sempre la sensazione di non avere tutte le note musicali a posto. È difficile, davvero difficile: niente sembra mai abbastanza. Soprattutto oggi, con gli score in 62 o 61 che si sprecano e con questi ragazzi che la scagliano davvero così lontano”.

 Si è sempre parlato di te come golfista, ovviamente, ma nella tua vita hai praticato altri sport? “No, non molti. Però da giovane sapevo fare sci nautico. Sciare sulla neve, invece, no grazie. Sai com’è: si suppone che tu rimanga dove non ci sono gli alberi, mentre io, come sai bene dal mio golf, spesso ci finisco dentro”.

Non posso non chiederti qualcosa sulla Ryder, visto che oggi abbiamo saputo che Tiger la disputerà per l’ottava volta… “Direi che è stata un’ottima scelta quella di Furyk. In ogni caso quest’anno sarà un match durissimo, perché il campo si addice agli europei ma anche agli americani. Sarà la più grande Ryder della storia, fidati”.

Tu però non l’hai mai giocata… “Ci sono andato vicino, molto vicino, ma non ho mai avuto i punti sufficienti per entrare nel team di diritto, ma solo come pick. E non mi hanno mai scelto”.

Magari sarà tuo figlio a farcela… “Ehi, il piccolo John ha sicuramente più chance di me di centrare il team. Per ora posso dirti che pensa solo al golf, che vuole sempre e solo giocare. A differenza dei suoi coetanei non passa troppo tempo al computer e questa credo sia una buona cosa”.

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E a te invece piace ancora giocare a golf? “Mi piace competere. Forse più oggi che un tempo. Ma questi giovani là fuori la tirano a un miglio di distanza e ormai tocca quasi sempre a me tirare per primo il secondo colpo al green”. E ride.

Non lo so, ma al termine di questa chiacchierata, dopo averlo seguito per qualche buca mentre tra una boccata e una sorsata di Coca Cola colpiva con purezza assoluta i suoi colpi, mi resta un dubbio in testa. Cioè, osservandolo da vicino, non posso fare a meno di chiedermi se nella vita vinca chi vince, o piuttosto chi impara a capitalizzare i fallimenti. E sinceramente non so darmi una risposta.

 

 

 

 

 

 

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