La sottile linea di confine tra noi e Rory

Esiste una precisa linea di confine che separa i personaggi di serie A da quelli di serie B. Ora: se si è pubblicamente richiesti di una dichiarazione su qualsivoglia argomento, si è senza ombra di dubbio un vip da Premier League.
Purtroppo, non facendo parte della serie A (nonostante una verve da scudetto) e, dunque, non avendo (per ora) nessuno che mi tampini giorno e notte con un microfono e/o un taccuino in mano, mi vedo costretta a rigirarmi la fatidica domanda da un milione di dollari “all by myself”, da sola, in una sorta di pericoloso sdoppiamento di personalità: “Isabella, qual è l’unica, vera, imprescindibile differenza tra Rory Mc Rory e un comune golfista?”
E’ presto detto, rispondo.
La vita di un comune mortale è un intervallo tra un doppio bogey e l’altro.
Quella di Rory tra un birdie e un eagle. Con tutto ciò che ne consegue, metaforicamente, filosoficamente ed economicamente. E tutto ciò che ne consegue è che lui, il ricciolone, tra un birdie e un eagle, firma la storia del golf.
Noi, al limite, firmiamo cambiali.
Lui acquista immortalità.
Noi rate, che sono l’unica forma di immortalità che ci rimane, mi pare.
Lui vince 3 tornei in una stagione in cui pareva a pezzi.
Noi siamo a pezzi con 37 di febbre.
Lui rottama gli avversari.
Noi al massimo l’utilitaria.
Lui sfila sul tappeto rosso con la sua Pussy Galore al fianco.
Noi andremo al tappeto con la (rossa) ministra Boschi.
Lui disegna i percorsi con colpi futuristici.
Noi disegniamo percorsi di fuga (dal matrimonio, dal lavoro, dall’Italia, dalla sfigah).
Ora: incredibilmente, la differenza più grave, incolmabile e inaccettabile che separa il golfista-comune-mortale da Rory Mc Rory è un’altra ancora.
Passi il rosso Valentino dei nostri conti correnti.
Ok.
Passi che le rate le dobbiamo pagare, comunque.
Ok.
Passi la prospettiva che di Pussy Galore in vita nostra non ne incontreremo nemmeno una. Ok.
Passi che l’unica cosa che vorremmo rottamare è noi stessi.
Ok.
Il punto è che la vera differenza tra noi e Rory, noi golfisti normali, da sportivi, ce la giochiamo tutta sul campo. Con nervi d’acciaio, lucidità cristallina, e coraggio leonino. E così, mentre le prime luci della sera della domenica calano sul green della 18, Rory, con l’ennesimo trofeo in mano, non vede l’ora di tornare in campo per randellare gli avversari, noi neurogolfisti, con l’ennesimo score stracciato in tasca, la domenica sera invece non vediamo l’ora di tornare in ufficio. E al limite di randellare di sms l’amico interista che sta comunque sempre peggio di noi.

Leave A Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *