Martin Kaymer: sono un ragazzo super affidabile

Qual è la parola che preferisce? “Una parola? Allora: nasciamo con l’amore e poi, crescendo, impariamo a odiare. Per cui la risposta alla sua domanda è amore”.

E invece qual è la parola che detesta? “Detestare è un termine troppo forte per i miei gusti. Piuttosto preferisco dire non mi piace. Ecco, perciò una parola che non mi piace è ritardo. Non mi piacciono le persone che arrivano tardi, perché ai miei occhi mi mancano di rispetto”.

Un suono, un rumore che ama? “Il rumore della palla che entra in buca: è un bellissimo suono, unico.  E poi il jingle della sigla del Masters quando inizia il torneo in Tv. Invece detesto tutto ciò che è musica elettronica, lo stridio che fa il gessetto sulla lavagna e il rumore che si produce quando si prova a pulire i grooves dei ferri con il tee”.

E se ne fosse stato un giocatore di golf, che lavoro avrebbe voluto fare? “Dunque, mi sarebbe piaciuto fare l’insegnante di guida o il fisioterapista”.

Un profumo che adora? “L’odore dell’erba fresca appena tagliata e il sapore dell’aria salata di fronte all’Oceano: non saprei scegliere tra questi due quale preferisco”.

Se potesse stampare i dollari, di chi metterebbe la faccia sui bigliettoni? “Tra le donne Julia Roberts, perché sarebbe carino guardarla mentre guadagni un sacco di soldi; tra gli uomini scelgo Will Smith, perché lo seguo su Instagram ed è sempre capace di ispirare le persone”.

Quali sono le sue qualità, al di là del golf? “Sono un tipo affidabile. Uno che porta fino in fondo le cose, anche se sono difficili: niente mi può fermare. Nella vita che ognuno di noi conduce, devono essere sempre presenti quattro qualità: disciplina, rispetto, amore e onestà. Queste quattro qualità coprono un ventaglio molto ampio. Ecco: cerco di tenerle sempre a mente”.

E invece che cosa non apprezza di se stesso? “Che quando si tratta di raggiungere gli obiettivi, sono troppo testardo e faccio sempre tutto di testa mia. Per questo motivo ho difficoltà a cambiare la rotta che intraprendo, o meglio, impiego troppo tempo a farlo quando le cose non vanno come dovrebbero. E in quel mentre inizio a perdere fiducia, com’è successo nella passata stagione: c’era qualcosa che non girava e ho aspettato troppo a cambiarla”.

E che cosa deve cambiare allora per tornare a essere numero 1 nel mondo? “Non m’interessa tornare numero 1: in verità, non è una mia priorità golfistica. Semmai preferirei vincere un torneo come l’Open Championship o il Masters. Ma per riuscirci devo essere più focalizzato sulle cose che sono giuste per me e invece, fino a oggi, troppo spesso mi sono concentrato sui bisogni di chi mi stava intorno, che poi è una delle cose che non amo di me stesso, anche se riconosco che sia un’ottima qualità. Purtroppo, però, qualche volta essere così indebolisce la tua posizione, facendoti esitare o dubitare di te stesso. E sì, mi è successo. Quindi non è il mio golf il problema, ma piuttosto è riuscire a cambiare le circostanze intorno a me”.

E come si fa? “Bisogna prepararsi a cogliere l’occasione e per essere preparati, è necessario lavorare duramente e, soprattutto, farlo nella maniera corretta. Se si mettono insieme tutte queste cose, si aumentano le proprie possibilità di vittoria. Personalmente ho avuto qualche possibilità lungo la mia carriera, e le ho usate quasi tutte perché ero preparato a riconoscere la situazione e a sfruttarla. Quindi, per vincere, prima bisogna crearsi le condizioni”.

E allora ciò che definisce il vero campione è solo la capacità di crearsi le occasioni e poi di sfruttarle? O è qualcosa di diverso?  “Per quanto ne so io alla fine tutto si riduce a un’unica domanda: quanto vuoi davvero vincere?”.

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