Meno campi, più giri giocati

Chiudono i campi ma aumenta il numero dei giri giocati. Queste in sostanza le due variabili matematiche che riassumono l’equazione del golf statunitense nel 2016, da sempre l’indicatore numero 1 dello stato di salute del nostro sport nel mondo.

Secondo i dati appena snocciolati della NGF (National Golf Foundation), alla fine dello scorso anno c’era un totale di 15.014 “golf facilities” (di questi, 14.117 erano percorsi a 18 buche) negli Stati Uniti che segnalava una contrazione dell’1,2% rispetto al 2015.

 

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Il mercato dei “golf courses” americani della passata stagione includeva la chiusura permanente di 211 percorsi contro l’apertura di 15 nuove strutture, con un saldo negativo dunque di ben 196 strutture.

Secondo la NGF queste cifre descrivono un mercato che sta cercando il suo equilibrio naturale, dopo il boom registrato tra il 1986 e il 2005, quando si assistette all’apertura di oltre 4000 strutture. E ancora: il CEO della National Golf Foundation, Greg Nathan, si aspetta questo stesso trend ancora per parecchi anni, ma si consola notando come, nonostante tutto, il numero dei round giocati negli States negli ultimi due anni sia comunque in crescita.

Morale: nonostante la crisi, i golfisti tengono botta.

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