M’importasega di Muirfield

Alcuni di voi mi hanno chiesto un parere sulla decisione di Muirfield, uno dei links scozzesi più belli in assoluto nonché sede di memorabili Open Championship, di vietare l’ingresso al circolo e al campo alle donne.

Sinceramente? M’importasega. Anche se io sono proprio una di quelle donne che probabilmente mai potrà mettere piede sul tee di quel campo che tanto l’ha emozionata nel corso del major vinto da Phil Mickelson. Vorrà dire che giocherò da un’altra parte: me ne farò una ragione.

Sinceramente? In generale mi infastidiscono maggiormente certe mancanze di rispetto ben più importanti e, nel caso in questione, mi disturbano soprattutto le immediate prese di posizioni gonfie degli ormoni del solito politically correct di taluni maschi che nelle ultime ore hanno discusso dell’argomento sui vari quotidiani e tabloid.

Voglio dire: Muirfield è un circolo privato, anzi privatissimo, e i suoi soci fanno quello che vogliono entro quei confini. Liberissimi di farlo. Anche se capisco che discutere oggi del rispetto sia dei confini sia delle regole che vigono entro quegli stessi confini pare ormai usanza assai desueta.

Piuttosto –dicevo- m’infastidisce il cicaleggio inutile del solito trito e ritrito politicamente corretto che non manca mai in occasioni come questa. A partire da quello di David Cameron, il premier britannico, che dichiara che “è obsoleto pensare a uno sport non aperto a entrambi i sessi”. Vero, anzi verissimo. Ma dal suo punto di vista, però, non pare essere obsoleto avere conti off shore a Panama, sui quali con ogni probabilità non si sono pagate quelle tasse con le quali si sarebbero potuti aiutare entrambi i sessi –anche le donne- in faccende decisamente più importanti di un giro di 18 buche in Scozia.

Voglio dire: mi piacerebbe che del rispetto della donna non solo se ne parlasse tutti i giorni, ma che pure lo si praticasse tutti, indistintamente, sempre. Eppure non è così. Nemmeno nelle piccole cose. Non è così quando sali sull’autobus e non manca mai la solita mano a cucchiaio sul tuo culo. Non è così quando a un colloquio di lavoro c’è il vecchio ricattuccio sessuale in agguato: tu me la dai e io ti assumo. Non è così quando una ragazza che viene violentata, sicuramente se l’è cercata. Non è così quando ti dicono che è meglio non indossare la minigonna. Non è così quando provi a far valere le tue ragioni, e allora sei un’isterica con un caratteraccio. E, in misura minore, non è così neppure all’interno dei nostri circoli assai democratici, dove pure i tee rossi esistono e sono molto frequentati: non è così quando i maschi si lamentano di dover giocare con una donna; quando si lagnano dei battitori avanzati delle signore; quando mentre stai draivando dal tuo tee, rombano col cart a pochi metri fregandosene della tua concentrazione; quando su quegli stessi tee rossi non trovi mai un cestino della spazzatura; quando i campi delle gare nazionali sono preparati pensando sempre e solo alla forza e ai colpi degli uomini, e così via.

Insomma: il rispetto per le donne non lo si deve scoprire solo quando si punta il dito su Muirfield. Nossignore. Deve essere una pratica quotidiana, assidua come quella delle proette dei tour di mezzo mondo che nonostante tutto guadagnano meno della metà dei colleghi maschi.

 

Comments

1 Comment
  1. posted by
    Vincenzo
    May 23, 2016 Reply

    Il voto non è vietare il gioco sul percorso alle Donne o ingresso al club house il voto non permette ( sempre un cazzata e decisione maschilista) Che il gentil sesso non possa far parte deal consiglio…..solo una piccola precisione. Il R&A ha fatto bene a far si che l’Open non venga piu giocato lí……idioti e bigotti esistono ancora in campi e circoli …..

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