Perché Tiger è mejo di una fiction

Certe volte le fiction sembrano così vere da farsi scambiare per realtà; altre volte è la realtà a sembrare così assurda da assomigliare alle fiction.

In questo marasma in cui la tv imita la vita e la vita imita la tv, neppure i geni di Netflix avrebbero mai e poi mai potuto sciorinare il copione della vita a puntate scritta e diretta in prima persona da Tigerone Woods. Un serial, quello di Tiger, in cui non si riesce mai davvero a distinguere dove inizi la realtà e dove entri in ballo il sogno della fiction: in fondo, nonostante tutto l’impegno profuso nelle migliaia di baruffe sentimentali, neppure Liz Taylor è riuscita a fare meglio di lui.

Voglio dire, raga, che ci sono, nella vita di Tiger, tutti gli ingredienti necessari per il miglior copione della storia: ci sono il talento, la giovinezza, il genio, il successo, i milioni, le donne, le corna, gli idranti, i divorzi, gli infortuni, le operazioni, gli arresti, gli scandali, lo sputtanamento, la riabilitazione, il riscatto e, infine, quando meno te l’aspetti, il colpo di scena degno del miglior Ken Follett. Il ritorno alla grandissima sulla cima dell’Olimpo.

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Per dire: da trent’anni gli sceneggiatori di Beautiful si sfondano i neuroni a scovare un canovaccio che tenga botta giorno dopo giorno davanti agli schermi televisivi; in tutti questi lustri, questi fenomeni della realtà falsata si sono inventati le corna più mefistofeliche, gli incroci più azzardati, le morti più sospette e le resuscitazioni più avventate. Eppure, diciamocelo raga: di fronte all’incredibile vicenda umana e sportiva che Tiger ci ha propinato lungo tutti questi anni, davanti a questo storytelling che ha avuto il suo apice nello storico coup de theatre di ieri all’East Lake, ecco, davanti a questa cosa qui, persino i casini così incomprensibili di Beautiful finiscono per possedere una logica e dunque per apparire prevedibilissimi. Il che, nel mondo della fiction, equivale a dire noia mortale.

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Alla fine, dunque, la lezione che mi sento di trarre dal serial messo in piedi non so quanto consapevolmente da Tiger Woods è questa ed è che è la vita ad avere più fantasia della fantasia stessa. E che la grandezza di Woods starà sì nei sui score, ma sta soprattutto nel fatto che, nonostante si viva in tempi di cancelletti (#) dell’internet, tempi in cui gente senza passatempi svolta il tedio quotidiano decontestualizzando una frase online facendoci sembrare tutti dei pervertiti o per lo meno degli idioti, ecco, la grandezza di Eldrick, in tempi schifosi come questi, è che da ieri quei milioni di cancelletti che riguardavano lui, lui li ha abbattuti a suon di birdie. E si è ripreso così il posto che gli spettava nella sua vita reale: quello del migliore.

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Comments

1 Comment
  1. posted by
    Antonio
    Sep 24, 2018 Reply

    Lui è e sarà sempre il migliore. Non lo ha dimostrato solo ieri, ma in tutta la sua lunga carriera. Solo i giornalisti, per vendere qualche copia in più non se ne sono accorti. Nel circuito del golf non credo ci sia nessuno che vive il golf totalmente come tiger.

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