Quando i giovani escono a comandare sul green

Secondo molti, le statistiche sono la forma più pura di storytelling nello sport. E queste stesse statistiche ci raccontano che la somma delle vittorie ottenute “worldwide” da gennaio 2016 ad oggi da parte di Dustino Johnson, Giasone Day, Nippo Matsuyama, Giordanello Spiethato, Rory McRory, Justin Tommaso e Riccardino Fowler sono ben 25.

Venticinque.

Tantissima roba.

Di questi sette ragazzi, ben cinque hanno meno di 28 anni o li hanno appena compiuti (Hideki, Giordano, Rory, Rickie e Justin).

E ancora: nei primi otto tornei del 2017 del circuito americano, ben sette sono stati appannaggio di players con meno di 30 anni: l’unico a invertire la tendenza è stato il 32enne Dustino Johnson al Genesis Open, titolo che per altro gli è valso il numero 1 mondiale.

Morale: il golf ad altissimissimo livello non è più roba per vecchi, pare.

Se ne dovrà ricordare Tiger Woods quando (e se) tornerà in campo, lui che con le sue 40 primavere, i suoi acciacchi e lo swing alla moviola pare oggi un ricordo di un giocatore più che un giocatore vero e proprio. Epperò, al contempo, vale la pena sottolineare che se Tigerello ha vinto 14 Major in carriera, a oggi nessun giocatore di 40 anni o anche più giovane vanta nel suo palmarès più di 12 tornei sul Pga Tour (Zach Johnson è quello con 12 titoli).

Che significano tutti questi numeri?

Beh, oltre a ricordarci della grandezza assoluta e inarrivabile di Tiger, ci mostrano innanzi tutto come non solo il golf moderno stia “ringiovanendo” rapidamente, diventando così ogni giorno più simile alle tempistiche degli altri sport, ma anche e soprattutto come si stia… “appiattendo”.

Tradotto: non esiste più la figura di un campionissimo dominante alla Tiger, per intenderci, ma piuttosto ogni settimana esce a comandare una galassia di una decina di giovani stelle che sono di un soffio superiori a tutti gli altri.

Perché? Perché è il progresso, bellezza. Progresso significa che qualche informazione è migliore di un’informazione passata. E non c’è dubbio che oggi circa la tecnica, l’attrezzatura, la preparazione atletica i giovani campioni hanno input migliori rispetto a quelli che avevano i colleghi che li hanno preceduti. E significa anche che, questi stessi input, le nuove stelle del circuito li hanno ricevuti decisamente prima degli over trentacinque. Ma non solo: ciò che sanno oggi i campioni, è un qualcosa di condiviso. Voglio dire: nel 2017, il segreto per essere performante sul Tour lo conoscono tutti.

Il risultato è che sul circuito assistiamo a un miglioramento generale delle capacità golfistiche, ma con un appiattimento (se così si può dire…) verso il basso: eccelle in maniera straordinaria la massa sempre più giovane, ma fa più fatica il singolo a emergere. E’ la globalizzazione del talento golfistico.

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