REGALAMI UNA STORIA

Credo che al mondo non esista dono più prezioso del regalare una storia. Voglio dire, un qualsiasi tipo di storia è sempre ben accetta, purché ovviamente ci racconti qualcosa: che sia un libro, una notizia, un vestito, un articolo, una confidenza, un quadro, un pettegolezzo, un amore, poco importa. Perché, qualunque essa sia, un compito fondamentale la storia sa assolvere benissimo: sa rispondere alla nostra esigenza di sgattaiolare per qualche minuto dalla realtà. Di zigzagare con la fantasia. Di farci percorrere sereni quel sentiero stretto e tortuoso che divide la banale quotidianità puntellata di conti da pagare dal miraggio glitterato della favola a lieto e ricco fine, il raion dei nostri pantaloni di Zara dal boa di piume di struzzo rosa cipria di Fendi.

Chiamate quest’umana necessità bisogno di sognare, o, più esotericamente, escapismo, ma in fondo sempre di questo si tratta: di allentare lo sforzo incessante di essere noi stessi in ogni momento della nostra esistenza, di consentire alla volontà di allentarsi e di fluttuare trovando un diversivo.

Prendete un nuovo paio di scarpe: cos’è che le donne v’intravedono? Cos’è quella cosa per la quale le donne sono pronte a sacrificare un patrimonio su una striscia di cuoio? Semplicemente in un paio di Jimmy Choo le donne leggono una storia. Una storia che promette allo sguardo femminile una possibilità, un’occasione, la chance di elevarsi dall’alto del tacco 12 sulle brutture del mondo.

Morale: il bisogno di una storia governa le nostre vite. E in questa umana necessità, non è mai importante quello che la storia vi pone davanti agli occhi, bensì quello che vi intravedete.

Ora: c’è chi trova una storia e il suo messaggio subliminale in quel momento di euforia un attimo prima che sia tutto finito. Altri nello sguardo ammiccante di una sconosciuta. Altri ancora in un like gettato a caso in pastura in una bacheca femminile di Facebook. Altri, come me, in una buca così. Una buca in cui perdersi come Alice nel Paese delle meraviglie. Una buca che con la sua bellezza incontaminata e la sua naturale esibizione sa raccontarti una dolce favola della buonanotte: quella che ti sussurra all’orecchio che da qualche parte forse può esistere  la possibilità di vivere e di vedere le cose in un modo differente. In un modo più semplice e meno arzigogolato, più vero e meno esibito, più profondo e meno urlato.

Comments

2 Comments
  1. posted by
    stefania mereu
    Oct 21, 2016 Reply

    tu Isabella sei la mia splendida favola. grazie Mamma

  2. posted by
    Mike
    Oct 21, 2016 Reply

    È bello e intenso quello che scrivi, mi piaceassai, ma in un’immagine così fantastica vedo una pallina che colpita con poca maestria dal tee picchia sulla stradina e si inerpica nel bosco, è da lì, oltre ai profumi che sprigiona un tale sottobosco, gli uccelli che smettono di cinguettare e i rumori di qualche animaletto che gira la intorno, scorgo la perplessità dello sventurato (fortunato) golfista che comincia a smucinarr su come tirarsi fuori dall’impiccio.
    Da qui in poi si può continuare a volare come ognuno meglio crede, da parte mia ci sarà sicuramente un approccino con un magistrale colpo a seguire che mi farà fare il mio “solito” par.

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