Rory, QUANDO L’ADRENALINA TI FA BESTIA

Potrebbe essere stato un picco di adrenalina di troppo a non permettere a Rory McRory di portare a casa il primo, importantissimo punto della domenica dei singoli di Ryder contro quel demonio di Patrizione Reed.

Sissignore: il putt siringato per il birdie da 30 metri al par 3 della 8 di Hazeltine e la conseguente reazione da “Tarzan Re della Giungla” con cui Rory ha manifestato al mondo la sua “erezione agonistica” potrebbe aver segnato le sorti del match più incredibile della storia della Ryder Cup.

Ora: innanzi tutto, cos’è l’adrenalina? È il cosiddetto ormone della sopravvivenza, quello che gli inglesi hanno battezzato “Fight or Flight”, “Combatti o scappa”. Viene sintetizzato dal surrene e rilasciato nel corpo quando la situazione si fa dura. Quando cioè l’ambiente circostante ti fornisce una richiesta alla quale devi per forza di cose reagire con prontezza. Un leone che ti viene incontro. Un ladro che ti scippa della borsa. Un incidente automobilistico. Un match intenso di Ryder Cup.

Al momento del rilascio dell’ormone, si avvertono la dilatazione dei bronchi, l’aumento della frequenza cardiaca e del volume sistolico e di conseguenza della gittata cardiaca, la deviazione del flusso sanguigno verso i muscoli, il fegato, il miocardio, il cervello.

In parole poverissime, il corpo avverte una sorta di scarica e, per usare un eufemismo, “si fa bestia”, tanto che i muscoli si contraggono oltre il normale.

il corpo avverte una sorta di scarica e, per usare un eufemismo, “si fa bestia”, tanto che i muscoli si contraggono oltre il normale.

Non c’è dubbio che alla 8 l’adrenalina scorresse a fiumi nelle vene di Rory, manco fosse champagne alla mezzanotte di fine anno.

Fino a quel momento, i due –Reed e McIlroy- in un ipotetico score congiunto avevano marcato un meno 9 totale: roba da risvegliare anche i morti.

Poi, alla 8, la reazione da ultràs di Rory: “Più che da ultràs –sostiene il mental trainer Davide Mamo- è stata una reazione da Poulter. Peccato però che Rory non sia Poulter. Il nordirlandese appare un ragazzo schivo, misurato, riservato; Poulter, al contrario, è un provocatore, uno sempre sopra le righe, uno che da queste sceneggiate esce rigenerato, mai scarico”.

Dunque, il problema è che se non sei un Poulter, reazioni come quella di Rory possono portarti a un picco tale di adrenalina, che quando i livelli dell’ormone si ristabilizzano, ci sono serie chance che tu ti senta decisamente meno reattivo. Con le risorse esaurite. Come se la benzina fosse andata improvvisamente in riserva. Ko.

Non è perciò un caso se nelle seconde nove buche del match (poi chiuso alla 18 con un birdie antologico dell’americano), McRory abbia faticato parecchio, seminando qua e là qualche minuscolo errorino (come alla 12 o alla 15), che alla fine ha pagato più del dovuto: con una sconfitta che probabilmente gli brucia ancora manco fosse una ferita aperta.

“Trovo giusto esternare in campo sia la rabbia che la gioia –continua Davide Mamo- ma bisogna sapersi gestire nelle proprie reazioni. Nel caso di Rory, temo si sia sentito carico di responsabilità, come se in automatico si fosse auto-investito a leader del team e tutte quelle reazioni che generalmente non gli appartengono, sono lì a dimostrarlo”.

Morale: al prossimo putt che calate da un Cap diverso rispetto alla buca, “keep calm and enjoy”, che la partita resta sempre lunga e complessa.

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