Ryder Cup, non si placano le polemiche in Europa

Da qualche parte, là fuori, qualcuno pare aver deciso che avere una vita complicata ci renda più interessanti agli occhi degli altri. Tradotto nella lingua dell’online, significa che avere molti haters social vuol dire essere importanti. Il risultato è che se un tempo nel tribunale delle emozioni i sovrani erano la gentilezza e l’umiltà, oggi sono invece la rabbia e il risentimento. Gli stessi sentimenti che nella giornata di mercoledì migliaia di golfisti europei hanno riversato nell’internet perché non soddisfatti delle due wild card concesse da capitan Bjorn a Sergio Garcia ed Henrik Stenson.

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Morale: a Parigi, il capitano e i vicecapitani del team Europe avranno il loro bel daffare nell’alleggerire le spalle dello spagnolo e dello svedese dalla pressione che gli si è riversata addosso improvvisa da questo malmestoso fiume digital.

“Con cinque rookie nella squadra –mi spiega a Crans il vice capitano Robert Karlsson- abbiamo dovuto fare una scelta che mirasse al bilanciamento di un team che fosse il più compatto possibile. In ogni caso, critiche o meno, chiunque riceva una wild card sente una maggiore responsabilità addosso, ma è lì che dobbiamo subentrare noi per alleggerirgli il peso”.

Un peso che però si prevede enorme, se è vero come vero che per far posto a un Sergio e ad un Henrik acciaccati, tra gli altri sono rimasti fuori un Rafa Cabrera Bello dal pedigree impeccabile e un Matt Wallace con un triplete di vittorie all’attivo quest’anno sull’European Tour .

Insomma, il messaggio che pare trasparire dai piani alti del team è che tre successi (in questo caso specifico, l’Hero Indian Open, il BMW International Open e il Made in Denmark Open) non sono sufficienti a guadagnarsi un posto per la Ryder: “Ma a guardare bene la stagione di Wallace –riprende Karlsson- non è stata così consistente durante tutto l’arco dell’anno come avremmo voluto, anche se lui ovviamente è un giocatore fantastico”.

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Un modo diplomatico ma non troppo, quello dello svedese, di spiegarci che i tornei vinti da Wallace, anche se facenti parte del calendario del circuito continentale, in fondo, in fondo, poco contano quando si parla di una Ryder Cup.

“Eppure –mi racconta Matt Wallace alla fine del suo primo giro all’Omega European Masters- io pensavo di aver dimostrato abbastanza a Bjorn. Domenica scorsa in Danimarca sapevo di dover vincere per sperare nella convocazione e l’ho fatto segnando per giunta 7 birdie nelle mie ultime 8 buche. Cosa potevo inventarmi di più in questo 2018 oltre a tre successi, se il mio World Ranking non mi permette di giocare i WGC?”

In effetti la domanda, scontata, non prelude però a una risposta altrettanto scontata. Se non a quella che qui a Crans mi hanno dato parecchi giocatori: “Ma pensaci: se tu fossi un americano, a Parigi preferiresti giocarti il tuo singolo contro Matt Wallace o contro Sergio Garcia? Perché la chiave è tutta qui”.

 

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