Saranno Famosi

Chi ha la bontà e la pazienza di seguirmi da queste pagine forse si ricorderà che nei due mesi precedenti, a maggio e a giugno, mi sono occupata rispettivamente delle problematiche dell’attività giovanile – in particolare del settore under 12 – e della necessità di coinvolgere in una misura maggiore rispetto al passato una fascia d’età troppo spesso dimenticata, quella dei 30-40enni.

Solo recentemente, anche grazie alla sollecitudine di alcuni amici piemontesi, ho scoperto l’esistenza di un’iniziativa che in un modo assai innovativo coinvolge entrambe queste categorie di golfisti e lo fa a prezzi a dir poco “stracciati”.

Si tratta del circuito di gare giovanili under 12 denominato “Saranno Famosi”, che da due stagioni viene organizzato dal Comitato Regionale della cosiddetta Zona 1, quella che coinvolge Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

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Ora, dov’è la novità, vi starete chiedendo.

Nello spirito di questo circuito, vi direi; nel fatto che i tornei (e i percorsi) sono tagliati su misura per i bambini; nelle quattro categorie di gioco pensate ognuna in modo diverso a seconda del livello dei partecipanti; nello spirito aggregante anche se competitivo delle gare; nel divertimento assicurato ai figli, ma anche ai genitori. Eh sì, anche a loro, perché mentre i ragazzi swingano in campo, madri e padri che li accompagnano weekend dopo weekend in giro per i club, trovano ad attenderli green fees scontati per giocare 9 buchelle, menù studiati ad hoc e attività collaterali che li possano intrattenere. E poi, last but not least, vorrei soffermarmi un secondo sulla formula del circuito. Pur essendo i risultati delle gare validi ai fini del ranking nazionale giovanile, il “Saranno Famosi” vive di una vita propria e indipendente: dieci tornei più una finale a cui sia accede –attenzione- non per media score come avviene nelle gare giovanili del resto d’Italia, ma per somma di punti.

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Tradotto: il “Saranno Famosi” premia sì i buoni score, ma anche e soprattutto la volontà di partecipazione dei ragazzini, che, vale la pena ricordarlo, hanno meno di 12 anni.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: se l’anno scorso, nella prima stagione, il circuito ha faticato, quest’anno, sotto la regia di due pro dall’esperienza decennale come Matteo del Podio e Mario Tadini, si sta affermando come il vero successo del 2018.

Riportare il golf (per lo meno quello under 12) a quello che dovrebbe essere, ovvero sia a una giornata di festa, e, contemporaneamente, liberarlo dalle maglie dell’agonismo esasperato in cui è precipitato in questi ultimi anni, a mio avviso, è la strategia vincente sia per portare sul tee tanti bambini che oggi fanno fatica ad innamorarsi di drive e putt, sia per riconciliare col golf quelli che nel frattempo se ne sono allontanati.

(da Golf & Turismo, luglio 2018)

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