Se il golf del futuro è donna

In una società moderna come quella nella quale siamo incastrati, nella quale stiamo vivendo una rivoluzione –quella digitale- paragonabile al passaggio storico avvenuto tra il Medio Evo e il Rinascimento, il concetto di “condivisione” tanto caro ai social network sta di fatto influenzando ogni settore della nostra esistenza. Per dire: anche quello legato al golf.

Cambiano i tempi, cambiano le parole per descriverli, cambiano i mezzi a nostra disposizione e cambiano anche le immagini: Instagram non sta facendo altro che sviluppare un pensiero visivo da condividere –appunto- in tempo reale con amici e followers virtuali sparsi in tutto il mondo.

Il golf, come accennavo in precedenza, si sta adeguando velocemente a questa rivoluzione digitale: se lo scopo resta quello di sviluppare il gioco allargando la base dei praticanti (con un occhio di riguardo alla fascia rosa in perenne ritardo rispetto a quella maschile), allora la rete, Instagram e Facebook possono essere degli ottimi viatici attraverso i quali ottenere i risultati sperati.

Non è un caso se molte delle nazioni europee e gli stessi Stati Uniti stanno lanciando online campagne di reclutamento per giovani e meno giovani neogolfiste, cercando ovunque e comunque di fare in modo che il golf sia vissuto dalle nuove leve come un momento totalmente “condivisibile”.

Per dire: non è un caso se negli States il segmento più in crescita delle ultime stagioni è quello relativo alle ragazze under 18. Recentemente, infatti, le percentuali relative ai golfisti junior raccontano che il segmento girls è cresciuto dal 20% al 32% e che dunque oggi un terzo dei giocatori under 18 statunitensi è rappresentato da femmine. Ma non solo: in questo quadro, spicca il fatto che oltre il 50% di queste giovani ragazze sia relativo a golfiste under 12.

Alla base di questo sviluppo senza precedenti vi è il programma Girls Golf, studiato in collaborazione tra la USGA e il circuito LPGA, il cui approccio alternativo è rivolto alle ragazze dai 6 ai 18 anni.

 

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Lo scopo è duplice: da una parte è sportivo, dall’altra educativo. Attraverso sessioni di gioco collettive senza regole restrittive, con la pallina che viene colpita immediatamente senza troppi fronzoli, Golf Girls desidera infatti sia rendere il golf il più divertente possibile sin da subito, senza addentrarsi troppo nelle problematiche di swing e address, sia insegnare alle giovani partecipanti i valori della perseveranza, della fiducia in se stesse e della positività.

Recenti studi universitari hanno infatti dimostrato che le donne preferiscono imparare il gioco non al driving range, ma direttamente nel cuore dell’azione, in un’atmosfera informale e rilassata che, da una parte sappia metterle a loro agio, e che dall’altra renda possibile la “condivisione” dei momenti più divertenti sui social, rendendo così le neogolfiste le vere e proprie protagoniste di una fiction golfistica.

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Sulla scia di questo esperimento di successo, anche nel Regno Uniti, dove le golfiste rappresentano solo il 15% del pacchetto totale degli swingatori, sono sorte online iniziative simili: Girls Golf Rocks e Love.Golf.

Se la prima si rivolge alle giovani, prefiggendosi di insegnar loro il golf in un modo “Fun and Social” (nell’ultimo anno ha creato oltre 600 neogolfiste NdR), la seconda, invece, parla direttamente alle donne, attraverso un’esperienza sportiva e sociale tagliata perfettamente per loro.

In entrambi i casi, si tratta sempre e comunque di frequentare delle lezioni collettive da novanta minuti, le cui date sono puntualmente aggiornate attraverso i relativi siti online.

La sensazione è che nei pasi anglofoni si siano cominciati a porsi la seguente domanda: se il mondo è social e tutto è condivisibile, allora perché non rendere anche il golf alla stregua di un profilo Instagram? I risultati paiono indicare che online si sia trovata la risposta giusta: chi ha orecchie per intendere, intenda.

 

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