Se la Ryder che si gioca sui social è la cosa più europea di questa Europa

Nei tempi dell’internet imperante, può capitare che un fashion influencer come Mariano Di Vaio si permetta il lusso di arrivare in ritardo sul tee, anche se ad aspettarlo c’è un campione come Danny Willett.

Succede. E infatti è successo mercoledì a Crans nella proam inaugurale dell’Omega European Masters. Ma d’altronde, in un mondo dove il numero di follower che hai sui social media pesa più del numero delle giacche verdi che hai nell’armadio, l’esperienza dovrebbe averci insegnato che là fuori esiste una realtà assai complessa che non è facile da decrittare. Eppure…. eppure non siamo ancora preparati a tanto.

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Mariano Di Vaio e Danny Willett

Per dire: nessuno del team europeo di Ryder Cup si aspettava le reazioni scomposte postate ieri sui social di mezzo mondo da parte di molti appassionati di golf rimasti assai delusi dalle quattro wild card concesse da capitan Bjorn (nell’ordine, Casey,Garcia, Stenson e Poulter).

Riassumendo: Sergione ed Enrichetto -ma soprattutto lo spagnolo- sono stati i giocatori piazzati nel mirino del fuoco incrociato di milioni di fantomatici CT di Ryder che hanno espresso la propria delusione a pistolettate di post su Instagram e Facebook.

Ieri, in questo Far West golfistico online, chi era dell’Europa del sud postava a favore di una convocazione di Rafa Cabrera Bello, e chi invece viveva a nord di Parigi tifava per l’inglese Matt Wallace. Ma al di là dell’origine geografica, a 24 ore da questa generalizzata levata golfistica, ciò che si evince a leggere le migliaia di post indignati è che nel 2018 la Ryder Cup è incredibilmente l’unico fattore veramente europeo che questa Europa malconcia porta in grembo.

Cioè, niente, neppure l’euro, sa unire gli europei in un coro unilaterale come un match di Ryder: davanti a una pallina sul tee, non esistono più i distinguo di Macron o le minacce di Salvini, né i “barbari” descritti dagli inglesi o i crucchi detestati da noi italiani.

Nossignore. Il tifo è per l’Europa unita e davanti alla Ryder nessuno del continente cammina da solo, come neppure un tifoso dei Reds sarebbe capace.

Vista in quest’ottica, la polemica social della Ryder mostrerebbe almeno un lato positivo: che in un mondo europeo che tende all’impazzimento, alla fine bastano una pallina e una buca e davvero per qualche minuto ci si dimentica la reale condizione del nostro coesistere impossibile.

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