Se la salvezza del neurogolfista sta nel Tao

Raga, forse il Tao potrebbe essere la risposta migliore ai dilemmi che attorcigliano le budella di noi swingatori neurolabili.

Sissignore.

Nato, non si sa quando né dove, come religione cosmica fondata sulla funzione dell’essere umano, il taoismo insegna a staccarsi dai desideri e a vivere invece il qui e ora.

Sostengono, i taoisti, che è solo quando smettiamo di dirci come dovremmo essere e quindi a non farci dominare dalle aspettative, che iniziamo finalmente a stare bene con noi stessi.

Ora, tra i veleni dell’anima dello smazzatore seriale c’è il rimuginare continuamente alle cose del suo golf che non funzionano: gira di più le spalle, resisti di più col fianco, tieni giù la testa, rigirati in avanti, tieni fermi i polsi, scendi in piano, non venire dall’interno, stacca il bastone lentamente, non steccare la gamba destra, che colpo demmerda, potevi farlo meglio, non puoi sbagliare ‘sto putt, e via così in un crescendo rossiniano di rodimenti neuronali senza via di fuga. E invece, raga, la via di fuga ci sarebbe: se, come un piccolo taoista reincarnato, ci potessimo concentrare di più sul pochissimo che funziona in campo, distogliendo lo sguardo e la mente dai mille disagi golfistici di cui soffriamo per posarli sul bello che ci circonda, secondo il taoismo, acquisteremmo la giusta consapevolezza per goderci il momento attuale –conditio sine qua non per giocare decentemente a golf- e andare avanti in totale serenità fino alla 18.

Ora, se è vero come è vero che Tao significa “via corretta”, in un totalizzante coinvolgimento mentale taoista, provo allora a immaginare quale potrebbe essere il giusto percorso del vero neurogolfista.

Dunque…

Ok, ci sono: raga, se mi devo concentrare sulle cose che funzionano del golf senza farmi soverchiare dalle aspettative e dai desideri al fine di intraprendere il giusto cammino verso la serenità, allora l’unico percorso che mi sovviene in mente è quello che inizia dallo stracciamento dello score osservando la magnificenza della natura che mi circonda, fino al rientro consapevole in club house per il birrone scacciapensieri post gara (che in effetti è l’unica cosa che non fallisce mai nelle mie giornate golfistiche).

Ecco: a voi viene in mente qualcos’altro?

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