Se Tiger non si riconosce più

E così, dopo il 77 del primo giro a Dubai, in una giornata ventosa e difficile, Tiger Woods ha deciso di non presentarsi in campo per le seconde 18 buche dell’Omega Classic.

“Spasmi che vanno e vengono alla schiena”, la scusa ufficiale ripetuta senza ulteriori dettagli alla stampa curiosa dal suo manager.

In questo quadro misterioso, una cosa sola appare certa: che quando qualcuno continua a ripetere pubblicamente che non c’è nulla di cui preoccuparsi, è evidente che il tipo ha invece molte cose di cui preoccuparsi.

Nel frattempo, mentre crescono gli interrogativi sulle condizioni del Fenomeno, la schiena di Tiger pare una finanziaria italiana. Un giorno va bene, il giorno dopo va male. E comunque, nel dubbio, ha sempre bisogno di un’aggiustatina.

La verità vera, temo, sia peggio. Al netto della schiena che mai come oggi ha il sapore di una scusa bella e buona, la sensazione è che Tigerello sappia di non essere pronto per essere competitivo a questi livelli.

Punto. E non c’è nulla di peggio per un campionissimo che guardarsi negli score e non ritrovarsi più. Perché è questo l’inizio del declino: quando inizi a sostituire i sogni con i ricordi e poi i ricordi con altri ricordi.

Ma siccome è anche vero che ogni esperienza nasconde un’opportunità di riscatto, se vuole tornare a buoni livelli, Tiger deve accettare il fatto di essere indietro nella preparazione, quindi deve fare tabula rasa del suo passato e delle sue aspettative. In casi come questi, spesso i buoni propositi sono un fardello pesante che ci si porta appresso come uno zaino sulla schiena che non permette di essere felici. Più accumuliamo buoni propositi e aspettative, più si accumula la nostra insoddisfazione. E il ritiro di oggi di Tiger da Dubai ha tutto il sapore amaro di una sua profonda delusione per la vita che sta vivendo in questo momento.

Ricominci da zero, lentamente, giorno dopo giorno, accettando sia il fatto di non essere al 100%, sia il rischio di segnare anche score non accettabili. Si deve dare tempo e soprattutto deve avere carriolate di pazienza. Ma solo se davvero lo vuole. Perché a oggi ciò che sembra dell’ “affaire Woods” è che i medici gli abbiano offerto una qualche soluzione, ma che questa stessa soluzione gli abbia in fondo creato un problema: non riconoscersi più.

 

Comments

1 Comment
  1. posted by
    Domenico
    Feb 3, 2017 Reply

    Tiger ha il ricordo del suo golf cristallizzato al momento del suo maggior fulgore!
    Deve, se può, accettare il fatto che il presente è questo, che solo accettando in gara anche questi score, potrà risalire la china.
    Forse ormai la Tigre ha fatto il suo momento!
    Solo lui può dimostrarci il contrario! Ma deve avere l’umiltà che anche il “fenomeno ” a volte può essere anche un umano come tanti altri!

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