Si vince quello che si merita

Oggi, su Sportweek, l’inserto della Gazzetta dello Sport, ho letto un articolo su Francesco Molinari e sulla sua vittoria di Carnoustie che –lo confesso- avrei voluto scrivere io, tanto mi è piaciuto.

Lo firma Matteo Dore, a cui vanno tutti i miei complimenti e anche un po’ di sana invidia letteraria.

Ora: trovo che gli articoli più appassionanti, quelli che ti fanno incedere riga dopo riga con la stessa cura con cui Pollicino avanzava seguendo i sassolini bianchi, siano quelli che portano a galla dal profondo degli abissi del nostro cuore qualcosa che già evidentemente sapevamo, ma che, pur tuttavia, non sapevamo di sapere tanto quel qualcosa era nascosto nelle caverne delle nostre difese quotidiane.

Sono quegli articoli le cui parole, manco fossero vivaci fiammelle che guizzano nel mare del buio, sono capaci di illuminarci un pezzettino di animo che, vuoi per pigrizia, vuoi per paura, o vuoi semplicemente per la fretta con cui siamo abituati a macinare le nostre giornate, era rimasto celato ai nostri occhi per troppo tempo.

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Ripercorrendo la carriera di Chicco a ritroso, Matteo Dore scrive un paragrafo meraviglioso che desidero condividere con tutti voi: “A guardarla all’incontrario, cioè da oggi verso il passato, la vita sembra sempre avere un senso. Il difficile è capire che direzione bisogna prendere scrutando il futuro”.

Gia’.  Perché, nonostante viviamo in tempi come questi, in cui siamo perennemente geolocalizzati e nei quali trovare una risposta online è così semplice e immediato, ecco, nonostante tutte queste possibilità, perdersi non è mai stato tanto facile come oggi.

A guardarla indietro, la vita, pare una linea retta che prosegue dritta e indefessa dal punto A al punto B, ma mai, come nel caso dell’esistenza umana, la geometria ha preso un abbaglio più mastodontico.

Piuttosto, la vita è una linea spezzata interrotta da miliardi di variabili indipendenti. Esattamente come un giro di golf, che parte dalla 1 e arriva alla 18, zigzagando con un moto indecifrabile in un continuo malmestoso di imprevisti, arresti e decisioni sbagliate difficili da prevedere e contrastare.

Ora: dicono che il successo, il giungere cioè al traguardo di una vita, ha le sue ragioni che la ragione deve scoprire.

Personalmente credo che la ragione del successo sia nel nutrire la speranza. Che, come scriveva Sant’Agostino, ha due bellissimi figli: l’insoddisfazione per la realtà delle cose, e il coraggio di cambiarle queste benedette cose. Perché questo è il successo: come Francesco Molinari, dopo aver mantenuto la barra sempre dritta tra un zigzag e l’altro e non avendo mai perso di vita l’obiettivo che ci si era preposti, è un giorno poter dire che “si vince quello che ci si merita”, con la piena coscienza di essersela meritata, quella vittoria.

Certo, poi a guardare indietro, tutto pare molto facile, tranne per quell’articolo che avresti voluto scrivere e non hai scritto.

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