TPC: la grande bellezza

Esistono tornei il cui vero protagonista è il campo. Il Tournament Players Championship, quello che a tutti gli effetti con i suoi 10 milioni di dollari di montepremi è considerato il quinto major stagionale, è uno di questi.

Il percorso di Sawgrass, cesellato dalle mani sapienti di Pete Dye e scaturito in parte dalla fantasia della moglie (a lei si deve l’iconica 17), è uno di quei capolavori che emozionano intensamente, ma, a differenza di un’opera d’arte complessa, non richiede il solito lungo percorso di apprendistato perché se ne possa cogliere lo splendore. Piuttosto qui il premio è immediato ed è la pura bellezza che si dipana davanti agli occhi di chi guarda. E quando la bellezza di un percorso è capace di generare in chi lo gioca meravigliato stupore ma contemporaneamente anche quell’ansia viziosa che rende incapace di godere dello spettacolo, allora, tu che sei un guardone del golf piazzato davanti agli schermi televisivi, sei sicuro di stare per assistere a un grande torneo.

L’anno scorso il TPC celebrò il battesimo di Riccardino Fowler, passato dall’essere considerato il giocatore più sopravvalutato del Tour a uno dei grandi campioni contemporanei. Bastò un battito di ciglia, o meglio, bastò un treno finale di eagle birdie birdie per ribaltarne repentinamente lo status.

Quest’anno Riccardino arriva all’appuntamento con il campo meno amato da Tiger Woods con una vittoria già in saccoccia e un altro paio di tornei buttati alle ortiche nell’ultimo giro, come se qualche volta la cattiveria dell’americano più “social” del Tour andasse letteralmente in riserva. Come se il suo desiderio di apparire carino e gentile, qualche volta. prendesse il sopravvento sul killer instinct necessario alle grandi imprese.

Staremo a vedere.

Torna in campo anche Giordanello Spiethato Spieth, reduce dal Vietnam del Masters e da una lunga vacanza necessaria a ricaricare le pile dopo un intero anno vissuto sull’ottovolante: sarà interessante osservarlo gestire le sue riserve mentali più che quelle tecniche.

Sarà della partita anche Rory McRory, uscito dal terzo giro di Augusta, quello giocato nel tee time a fianco di Giordano, come un pugile suonato incapace di reagire alle avversità del campo e del meteo. Un atteggiamento, questo del nord irlandese, già intravisto al Doral di quest’anno, nel corso delle ultime 18 buche dove pure era partito con un largo margine di vantaggio. Un atteggiamento, questo, che sta forse a indicare l’incapacità di Rory nel sapere gestire il suo golf quando c’è da giocare in controllo piuttosto che all’attacco pieno. Quando insomma –parafrasando Beyoncè- la vita ti dà limoni e con quelli devi farti andar bene una limonata.

Questi e altri 1000 sono gli spunti da leggere in questo preludio di TPC: a noi non resta che goderci lo spettacolo, soprattutto quello della buca 17, quando il troppo bisogno di centrare quel green in mezzo al lago espone anche i grandi campioni a tutto il male del golf. Quel male che noi comuni mortali conosciamo benissimo.

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