U.S. Open, ma che spettacolo è questo?

E’ partito da pochi minuti il secondo giro dello US Open a Shinnecock. E niente: dopo aver assistito all’Odissea delle prime 18 buche, posso dire in tutta onestà che più che un torneo di golf, a me è sembrato di vedere uno di quei reality in cui è in gioco la sopravvivenza dei partecipanti.

Non è un Major, questo. Nossignore. È il compendio in salsa golfistica della saga di “Nightmare”, capitoli 1-2-3 e pure 4.

E, in tutta onestà, non trovo questo U.S. Open né uno spettacolo entusiasmante da osservare per i guardoni del green, né, tantomeno, un torneo “fair” da giocare per i campioni: voglio dire, da un percorso cannibale come Shinnecock, un percorso dove il risultato di un colpo perfetto all’asta non si distingue da uno imperfetto, non è detto che esca un vincitore di livello assoluto.

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Le cifre lo dimostrano: dopo 18 buche, la media dei punteggi è di 76,48 e gli score complessivi dei top 10 del World Ranking danno come somma un tondo +52. Ma non solo: nel primo giro a Shinnecock, sono già stati marcati 200 doppi bogey, contro i 212 complessivi del 2017 a Erin Hills.

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Una mappa di un classico green di Shinnecock: le zone in giallo e arancione sono quelle dove la palla difficilmente resta ferma.

In definitiva, questo degli Hamptons è un campo dove, visti i green con più curve dei derriere di Kim Kardashian e Niki Minaj messe insieme, anche se centri 13 fairways, finirai con ogni probabilità col segnare un pesante 77, esattamente come è successo a Filippone Mickelson e come in realtà succede il più delle volte a ogni buon dilettante del mondo quando scende in garetta.

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E hai voglia a ripeterti che qui conta la pazienza, la resilienza, il tenere duro. A me, piuttosto, pare che qui conti solo la capacità di sopportare l’umiliazione continua e continuata che il percorso infligge a chi lo calpesta. Qui conta il piegare il capo di fronte a un campo vampiresco che ti succhia il sangue sin dalla prima buca.

Epperò, c’è un però. Ed è il però di chi il golf lo guarda dalla tv. Di chi del golf compra l’attrezzatura e paga gli abbonamenti. Di chi del golf è appassionato.

Ecco.

Nel 2018, questa massa di popolazione golfistica vive la propria vita abbassando ogni giorno il capo. Nessuno di loro fa colazione da Tiffany e nessuno di loro ha storie da ricordare; piuttosto, ognuno di loro si alza alle 6 della mattina e ognuno di loro ha relazioni che vuole scordare il più velocemente possibile. E proprio per questo motivo, almeno per i quattro giorni di un Major, nessuno di loro ha voglia di vedere i propri supereroi costretti a subire delle ingiustizie balistiche e a chinare il capo di fronte ai rimbalzi nefasti subiti.

Voglio dire: capita già tutti i giorni a noi neurolabili dello swing.

Per questo motivo, a Shinnecock tutti vorremmo assistere a uno spettacolo. Ma a uno spettacolo che sia capace di ricordarci almeno per un giorno, che la vita di ognuno di noi può essere presa per le briglie a comandata come più ci piace. Esattamente come Rory, Jordan, Dustin & co. sono abituati a comandare la pallina.

Insomma: signori della USGA, ridateci il golf dei nostri supereroi.

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Comments

2 Comments
  1. posted by
    Fernando Scardamaglia
    Jun 15, 2018 Reply

    Perfetta descrizione di un campo ingiocabile! Noi golfisti neurolabili vorremmo vedere un campo che se pur difficile ci piacerebbe giocarlo! Bravissima doppio Bogey Blonde!

    • posted by
      Fabiogallos
      Jun 16, 2018 Reply

      È una roulette questo campo vincerà chi sbaglia meno non chi gioca meglio.

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