VIAGGIO (e gioco a golf), ERGO SUM

Da pochi giorni, lo scorso 7 novembre, si è concluso a Londra il World Travel Market , l’appuntamento fieristico che globalmente viene riconosciuto come il più importante tra quelli relativi al settore del turismo.

Normale che un paese come l’Italia, nel quale l’asset turistico rappresenta l’11,2% del Pil e il 12% della forza lavoro, fosse assai attento ai risultati della manifestazione non solo in qualità di Official Premier Partner della tre giorni londinese.

Ora: a dirla tutta, i risultati della fiera sono assai incoraggianti, se è vero come è vero che il Belpaese è stato letteralmente definito “una potenza” sia da parte della CNN, sia da parte di un gran numero di media stranieri.

Niente di strano, visto che quest’anno le percentuali del turismo azzurro sono tutte con un bel segno più davanti: +11,8% è infatti il risultato del settore nei primi sei mesi del 2017.

Meno normale, invece, che durante il WTM fosse presente anche un corner FIG- Ryder Cup, nato dalla collaborazione tra la Federazione e l’Enit, che a ottobre, poco prima dell’inizio dell’Open d’Italia al Golf Milano, avevano siglato un protocollo d’intesa: “Sostanzialmente – spiega Evelina Christillin, presidente Enit – si tratta di una convenzione propedeutica alla presenza della Fig e del progetto Ryder all’interno dei nostri stand. In poche parole, quando viale Tiziano è interessato, noi siamo disponibilissimi a ospitare il golf e a comunicare l’evento romano del 2022 nel corso delle manifestazioni alle quali siamo presenti”.

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Per dire: l’Enit vanta 22 sedi all’estero e organizza qualcosa come 40 workshop tematici all’anno, oltre a partecipare a centinaia di fiere in giro per il mondo. Poter contare su un suo sostegno globale significa un passo avanti nella promozione del prodotto “golf azzurro” in giro per il mondo, soprattutto ora che all’estero la domanda di Italia sta aumentando in modo esponenziale.

Sono 340 milioni, infatti, le persone che annualmente gravitano per motivi turistici nel bacino del Mediterraneo: con molti dei paesi della zona alle prese con serie problematiche interne, ovvio che ultimamente una grande fetta dei viaggiatori si sia riversata all’interno dei nostri confini.

Non è dunque un caso se nel 2017 i numeri relativi ai green fees staccati dai nostri golf club siano in crescita, segnando un solido +38% rispetto ai dati del 2014 (fonte Italy Golf & More). Ma non solo: sta anche cambiando il modo di fare turismo: a quello più consolidato, si stanno infatti affiancando turismi più “esperienziali”, più “lenti”, capaci di favorire una vera e propria full immersion nei luoghi. Il viaggio, insomma, sta diventando un’occasione di conoscenza di tradizioni, culture e di ricerca di benessere fisico in plein air.

In questo scenario nel quale sta prendendo piede tra i viaggiatori la volontà di recuperare il reale, il tempo e lo spazio che le moderne tecnologie stanno annientando, il golf potrebbe avere un suo grande perché: con la Ryder Cup alle porte del 2022, saper intercettare queste tendenze appare un’occasione da non lasciarsi sfuggire per il futuro del nostro green.

 

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