Vuoi imbucare? Fai come Dufner: respira

Oggi si sa: gli orologi vanno a diverse velocità a secondo che ci si trovi in pianura, dove il tempo scorre più lentamente, o in montagna, dove invece i minuti fluiscono più rapidi.

Da golfista aggiungo poi che, se si vivono difficoltà con il putter in mano, in green il tempo pare viaggiare così velocemente, che Vettel mio non ti conosco proprio.

Si chiama ansia.

Se dovessi dare una definizione pratica dell’ansia sarebbe questa: uno stato mentale nel quale la flotta dei pensieri negativi attraversa i neuroni come fa l’Enterprise quando solca l’universo alla velocità di curvatura. Praticamente, l’incubo golfistico per eccellenza, se è vero che per imbucare occorre una mente lucida e un cuore fermo.

Per questo motivo, Jason Duffy Dufner, uno che sta al ticchio come il cucù al battito delle ore, in green si è dato all’arte della corretta respirazione. E i risultati recenti (ha appena vinto il Memorial) paiono dargli ragione.

Sostanzialmente, il buon vecchio Duffy, quando è addressato sul putt, si concentra solo sui suoi respiri.

Niente di nuovo, in fondo: da sempre la respirazione è alla base di numerosissime discipline. Prima fra tutte, lo yoga. Anzi, di più: senza una corretta respirazione, lo yoga stesso sarebbe una comunissima ginnastica.

Oggi, finalmente, dopo il biliardo, o il tiro a segno o il tiro con l’arco, grazie alle parole di Dufner, anche il golf si sta accorgendo delle potenzialità intrinseche a una corretta respirazione in campo.

Purtroppo, infatti, la maggior parte di noi ha l’abitudine di respirare in modo sbagliato. Succede così che i polmoni non vengano utilizzati al massimo e che vi si accumuli aria stantia. Quest’abitudine, alla lunga, causa un aumento dello stress, una maggiore ansia e una minore vitalità. Inoltre una respirazione poco profonda non permette al sangue di ossigenarsi e di conseguenza alcune tossine non vengono espulse, accumulandosi nelle cellule.

Se invece si respira meglio, si arricchisce il sangue di ossigeno, si migliora il pensiero, gli organi funzionano meglio e aumenta la vitalità.

Tornando a Duffy, il fatto di concentrarsi solo sui suoi respiri mentre è in green, gli permette di rallentare il battito cardiaco e, contemporaneamente, di svuotare la mente da tutti quei pensieri negativi nei quali stava affogando, permettendo così al putter di muoversi in modo naturale, rispondendo solo alla forza di gravità senza essere condizionato dal suo stato ansioso e poco lucido.

“Non sempre ci riesco e quindi non sempre funziona”, si è affrettato ad aggiungere Jason.

Ovvio, verrebbe da rispondergli. Perché in fondo il golf è come l’amore: non ha una forma fissa, ma ha la forma di chi lo contiene. Voglio dire: noi per primi non siamo mai uguali a noi stessi ma cambiamo continuamente, e, insieme a noi, cambiano i nostri stati mentali, i nostri sentimenti e, in ultima analisi, cambia anche il nostro golf.

Se però, in questo eterno fluire e rapido mutare riuscissimo a ricordarci ogni tanto anche di respirare, riusciremmo a rallentare lo scorrere impazzito dei nostri pensieri. Magari non saremmo felici lo stesso, ma almeno saremmo più rilassati e sicuramente patteremmo meglio.

Dufner docet.

 

 

 

 

 

 

 

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